Nel nostro paese il tema della superstizione è ancora attualissimo. Oroscopi, manie, fissazioni, suggestioni, accompagnano e condizionano la vita di tutti. È un fenomeno difficile da sradicare ed è altrettanto difficile vincerne l'impulso. Alzi la mano chi l'ultima notte dell'anno non ha indossato un indumento rosso, o non ha toccato qualcosa di metallico dopo una previsione infausta, o ancora non ha ritratto il braccio per non incrociare una stretta di mano con quella di altre due persone. Ognuno di noi non è esente da gesti scaramantici o usanze che si ripetono in determinati momenti. L'importante è che non diventino una ragione di vita. Sono molti i giovani che credono in una o più superstizioni. Queste forme giovanili sono vissute generalmente come supporto e mezzo per superare una scarsa fiducia in sé, angoscia, paura dinanzi a esami o ad altre difficoltà della vita. I giovani sono legati non solo alle superstizioni dei loro avi, ma sono fortemente attratti anche da quelle high-tech, che utilizzano tecnologie e mezzi di comunicazione per aprire una porta sul mondo dell'esoterismo, e spesso anche della violenza con conseguenze tristi e pesanti. Finché i riti scaramantici o anti-iella restano una specie di gioco di società, si può pure sorridere. Come nel caso del protagonista di "Non è vero ma ci credo" una delle piece teatrali di Peppino De Filippo, il commendatore Savastano, ricco industriale napoletano, prigioniero del demone della superstizione, che regola la sua giornata a seconda degli incontri o degli avvenimenti fausti o infausti che gli si presentano! Gli episodi che lo vedono protagonista sono imperniati sul gioco comico della superstizione che non esiste ma che diventa metodo di vita se non si possiede il buon senso di volerla vincere. Il discorso cambia quando le credenze magiche creano dipendenze. Allora fanno danni gravi, specie se interviene chi approfitta della nostra creduloneria, ovviamente a pagamento. L'Italia non è un Paese più credulone di altri: ciò che è inverosimile per un Paese civile è la quantità di pubblicità che tele-maghi e ciarlatani riescono ancora a farsi grazie a Tv, radio e giornali. La parola di Dio e la Chiesa condannano totalmente ogni superstizione, perché pone l'uomo che aderisce a tali credenze in contrapposizione con la fede, con il vero culto dovuto a Dio e con la fiducia che si deve riporre in Lui. Molti cristiani sono ancora schiavi di questi atteggiamenti. Tuttavia, convincere una persona superstiziosa che il suo è un atteggiamento infantile e irrazionale non è un'impresa impossibile, è determinante la formazione religiosa. Quello che "porta male" è la mancanza di fede e, come spiega padre Gilles Jeanguenin, teologo esorcista svizzero,: "Credere davvero è il miglior antidoto"!
Articolo di Antonella Prenna in: Mondo Voc Maggio 2007, p. 3
Nessun commento:
Posta un commento