Era il giorno 2 Febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio o la Candelora, come viene chiamata comunemente. Al termine della celebrazione, che include la benedizione delle candele e la processione, numerosi fedeli uscivano dalla chiesa con una candela in mano. Tornando a casa, una di queste persone m’interpella dal marciapiede:
-“Reverendo potrebbe benedirmi la candela”?
-“Signora, riposi, la sua candela non è stata benedetta durante la celebrazione”?
- “Sì, sì, rispose la donna, ma una seconda benedizione è sempre meglio, e poi, la sua è speciale…”
Il giorno seguente, arriva la memoria di San Biagio, giorno in cui i fedeli chiedono la benedizione per essere preservati dal male di gola (e non per essere preservati dalle parole cattive proferite contro il prossimo). La particolare associazione del Santo con i mali di gola deriva da una guarigione miracolosa (forse attribuita a lui perché il giorno della sua commemorazione cade nel periodo dell’anno, almeno in Europa, tali disturbi raggiungono in genere il loro apice) secondo cui San Biagio liberò un fanciullo che aveva una lisca di pesce conficcata in gola e con quel gesto salvò il poveretto dal soffocamento. Ma in quell’anno, il 3 febbraio cadeva di domenica e dunque celebrai la Messa della Domenica, omettendo di rendere gli onori a San Biagio e di impartire la tradizionale benedizione con due candele incrociate sotto la gola dei fedeli1.
Pensavo essermela cavata bene, ma la mia tranquillità durò per poco. Alla fine della messa, la sacrestia fu letteralmente assalita da fedeli malcontenti, perché erano rimasti senza la benedizione della gola. Ahimè…: capii allora che non potevo più sfuggire alla “vendetta” dei fedeli… Come avevo appena fatto una scorta di caramelle di eucalipto per me, mi è venuta l’idea di regale a tutti delle caramelle per la gola. Era un modo gentile per farmi perdonare. I fedeli sono rimati entusiasti per questa nuova “benedizione”e mi ringraziarono. L’importante, per loro, era di tornare a casa con qualcosa dato dal ministro di Dio… perché porta bene!
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1 Tale pratica pare sia sorta nel XVI s. ed è ancora in uso ai giorni nostri.
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