giovedì 23 febbraio 2023

Meditazione


Il tempo di quaresima può essere visto come tempo di gioia?

 “Questo tempo di Quaresima è un buon momento per recuperare la gioia e la speranza che ci dà il sentirci figli amati dal Padre”. Il Padre in cui crediamo “ci aspetta per toglierci le vesti della stanchezza, dell’apatia, della sfiducia e rivestirci con la dignità che solo un vero padre e una vera madre sanno dare ai loro figli, i vestiti che nascono dalla tenerezza e dall’amore”. Torniamo a leggere il vangelo che “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” sapendo che con Lui e in Lui “sempre nasce e rinasce la gioia”.

Papa Francesco, nel 2016 


Beata allegria!

giovedì 2 febbraio 2023

Il culto di san Biagio

 

Il culto di San Biagio
 
Protettore contro le malattie della gola, è assai venerato anche tra le chiese orientali
Poco si conosce della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica. Notizie biografiche sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).
Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa.
Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”.
Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.
È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto).
Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del Santo. Chi usa, come a Milano, festeggiare in famiglia mangiando i resti dei panettoni avanzati appositamente a Natale, e chi prepara dei dolci tipici con forme particolari, che ricordano il santo, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. A Lanzara, una frazione della provincia di Salerno, per esempio, è tradizione mangiare la famosa “polpetta di San Biagio”.
Nella città di Salemi, invece, si narra che nel 1542 il Santo salvò la popolazione da una grave carestia, causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne, intercedendo ed esaudendo le preghiere del popolo che invocava il suo aiuto (san Biagio, infatti, oltre che essere protettore dei “mali della gola” è anche protettore delle messi); da quel giorno a Salemi, ogni anno il 3 di febbraio, si festeggia il Santo preparando i cosiddetti “cavadduzzi”, letteralmente “cavallette”, per ricordare il miracolo, e i “caddureddi” (la cui forma rappresenta la “gola”), che sono dei piccoli pani preparati con acqua e farina, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. Dal 2008 inoltre, sempre a Salemi, viene organizzata, con la collaborazione di tutte le scuole e associazioni della città, una spettacolare rappresentazione del “miracolo delle cavallette” che si conclude con l’arrivo alla chiesa del Santo per deporre i doni e farsi benedire le “gole”.
A Cannara, invece, un comune della provincia di Perugia, i festeggiamenti del Santo sono occasione per sfidarsi in antichi giochi di abilità popolani come, ad esempio, il simpatico gioco, attestato già nel XVI secolo, del “Ruzzolone”, ossia, far rotolare più a lungo possibile delle forme di formaggio per le vie del centro storico, o la famosa corsa dei sacchi e molti altri giochi ancora, per concludersi con la solenne processione con la statua del Santo accompagnati dalla banda musicale del posto.
A Fiuggi, invece, la sera prima, si bruciano nella piazza del paese davanti al municipio le “stuzze”, delle grandi cataste di legna a forma piramidale, in ricordo del miracolo avvenuto nel 1298 che vide San Biagio far apparire delle finte fiamme nella città, tanto da indurre le truppe nemiche, che attendevano fuori le mura pronte ad attaccare, a ripiegare pensando d’esser state precedute dagli alleati.
Le reliquie di San Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea, città di cui è santo protettore: vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma, viaggio poi interrotto a Maratea, unica città della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno, a causa di una bufera.
Si racconta che le pareti della Basilica, e più avanti anche la statua a lui eretta nel 1963 in cima alla Basilica, stillarono una specie di liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”.
Non a caso a Maratea il Santo assume una valenza particolare e è festeggiato per ben 2 volte l’anno; il 3 febbraio, come di consueto, e il giorno dell’anniversario della traslazione delle reliquie, dove i festeggiamenti durano 8 giorni, dal primo sabato di maggio fino alla seconda domenica del mese.
 

 

 

 

BENEDIZIONE


Biagio, vissuto nel IV secolo, era vescovo di Sebaste in Armenia, e molto probabilmente medico prima della sua consacrazione episcopale.
Secondo la leggenda, durante la persecuzione di Licinio in Oriente nel 314, Biagio fu costretto a rifugiarsi in una grotta sul monte Argeo. Mentre stava scendendo a Sebaste, una donna si fece largo tra la folla dei curiosi e depose ai piedi del santo vescovo il figlioletto che stava morendo soffocato da una lisca di pesce conficcata nella gola. Appena Biagio abbia imposto le mani sul fanciullo, questi rigurgitò la lisca e fu salvo. È da questo episodio che nasce la devota consuetudine si pregare san Biagio per essere preservati dalle affezioni della gola.

    -    Il Signore sia con voi.
    -    E con il tuo spirito.

Preghiamo.
 
Dio onnipotente e ricco di bontà, tu compi meraviglie in tutte le creature. Per confessare la fede in te, il vescovo Biagio, non temendo un gran numero di tormenti, ha conquistato la palma del martirio. Per la tua potenza, a lui hai affidato la cura di qualunque malattia della gola. Supplichiamo dunque la tua maestà di non guardare al nostro peccato, ma - per intercessione di San Biagio - ti supplichiamo di bene + dire questi fratelli che chiedono con fede di essere liberati da ogni malattia della gola. Possano costoro renderti grazie nella santa Chiesa, sani e gioiosi, e lodino il tuo nome glorioso, che è benedetto nei secoli dei secoli dei secoli. Amen.
 
Benedizione della gola (forma individuale o collettiva)
 
Per intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, 
Dio ti (vi) liberi dal mal di gola e da ogni altro male. 
Nel nome del Padre e del Figlio + e dello Spirito Santo. 
Amen.