venerdì 2 settembre 2011

La preghiera del papagallo


    «Non è preghiera vocale biascicare qualche cosa tra le labbra, senza metterci l’attenzione del cuore. Per parlare, infatti, bisogna prima di tutto aver pensato nel proprio interno ciò che si vuol dire. C’è la parola interiore e quella vocale, che fa udire quello che in uno primo momento ha formulato quella interiore. La preghiera non è altro che parlare a Dio; ora, è certo che parlare a Dio senza aver l’attenzione rivolta a Lui e a quello che Gli si dice, è una cosa che non Gli è gradita.  
    Bernardino de Bustis racconta che aveva insegnato a un pappagallo la recita dell’Ave Maria
    Un giorno, avendo preso il volo, si gettò su di lui uno sparviero; il pappagallo allora si mise a ripetere: Ave Maria, e lo sparviero lo lasciò andare. Non è che nostro Signore avesse esaudito la preghiera di quel pappagallo; no, dato che, oltretutto, si tratta di un volatile che è considerato inidoneo per i sacrifici (Lv 11, 19); nondimeno Dio permise il fatto per dimostrare quanto Gli sia gradita questa preghiera (l'Ave Maria). 
    Le preghiere fatte come quel pappagallo non piacciono a Dio, che guarda più il cuore di colui che prega che le parole che dice».

    San Francesco di Sales  (Esortazione IX, in Opere IX, p. 62).

    Già sant’Agostino diceva che non è lecito per un cristiano adoperare i salmi per la preghiera come fanno i pappagalli: «I pappagalli e le ghiandaie qualche volta sono addestrati dall’uomo a emettere delle voci che loro non capiscono. Ma l’uomo ha il privilegio unico di avere l’intelligenza. Allora dobbiamo gustarli i salmi che cantiamo, così il canto diventa preghiera e la nostra preghiera può essere esaudita».




Per un sorriso ….

Una donna incontra il parroco del paese :
— Come sono disperata, Padre, non so proprio come fare !
— Cosa le succede, signora?
— Mi hanno regalato un pappagallo parlante !
— Bellissimo... ne ho uno anch'io ! E cosa dice di bello?
— È proprio questo il problema : tutte le volte che gli passo vicino mi dice: “Muori, brutta vecchiaccia !”. Sono disperata... non so cosa fare per farlo smettere !
— Oh, ma è tremendo ! Guardi, se è per questo, ci penso io. Le presto il mio pappagallo, che è buono ed educato... Vedrà che in una settimana il suo diventerà  bravissimo !
— La donna prende il pappagallo che gentilmente le ha offerto il parroco e se ne va a casa. Dopo una settimana, torna dal prete, più disperata di prima.
— Allora, signora, cosa è successo al suo pappagallo?
— Niente... È tutto come prima; ogni volta che gli passo vicino, mi dice: "Muori, brutta vecchiaccia!"
— Oh, è incredibile ! E il mio pappagallo che dice?
— Ripete ogni volta: “Ascoltaci, o Signore”... 


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