Le tribunal administratif de
Nantes a jugé cette pratique - instaurée depuis plusieurs années -
«incompatible avec la neutralité du service public».
Décidément, les crèches et la laïcité ne font
pas bon ménage. Tous les ans, au mois de décembre, le Conseil Général
de Vendée avait l'habitude d'installer le symbole du Noël chrétien dans
son hall d'accueil. Cette année, l'âne, le bœuf, et les santons
resteront au placard. Le tribunal administratif de Nantes a décidé que
la crèche de la Nativité était un «emblème religieux» incompatible avec
le «principe de neutralité du service public». Le juge a donc annulé la
«décision implicite du président du Conseil Général refusant d'exercer
ses pouvoirs pour interdire» cette installation.
(Le Figaro.fr du 3 Décembre 2014)
(Valeurs Actuelles - Oct. 2015)
Sindaci in trincea per difendere il presepe
Numerosi primi cittadini d'Oltralpe hanno reagito in modo eloquente a una circolare che chiedeva loro di rimuovere le rappresentazioni della Natività dallo spazio pubblico.
Ad
ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria. È la terza
legge della dinamica a dimostrarlo, ma anche ciò che sta accadendo
in Francia in questo periodo di attesa del Natale.
L’azione,
è quella intrapresa dall’Associazione nazionale dei sindaci, la
quale con una circolare, denominata Vademecum sulla laicità, ha
invitato tutti i sindaci francesi ad evitare di riprodurre la scena
della Natività all’interno dei municipi.
La
reazione, di gran parte dei primi cittadini d’oltralpe, non si è
fatta però attendere. Un coro di voci si è alzato per chiedere a
François Baroin, ex ministro di centro-destra alle Finanze ed oggi
presidente dell’Associazione, di “rivedere il documento” al
fine di tutelare la tradizione cristiana.
Tre
sindaci di altrettanti comuni della regione Provenza-Alpi-Costa
Azzurra (Cogolin, Fréjus e Luc-en-Provence) hanno preso carta e
penna e hanno firmato un testo con cui hanno annunciato le proprie
dimissioni dall’Associazione. “Protestiamo contro l'abbandono di
tutte le nostre tradizioni e delle nostre radici culturali - scrivono
gli amministratori locali - Non desideriamo più prendere parte a
un'associazione che, con il pretesto di difendere la laicità,
calpesta cultura e tradizioni del nostro Paese”.
Dal
canto suo, l’Associazione ha tentato di difendersi precisando che
non si tratta di una "ingiunzione", bensì di una
"raccomandazione" finalizzata a far rispettare la legge del
1905 sulla separazione tra religione e Stato. Ciò non tiene in
considerazione, tuttavia, una sentenza del Tribunale amministrativo
di Montpellier della scorsa estate, la quale ha stabilito che il
presepe ha sì “soprattutto e necessariamente un significato
religioso”, ma il divieto previsto dalla legge in questione non si
applica a tutti gli oggetti aventi un significato religioso ma solo a
quelli che “simboleggiano la rivendicazione di opinioni religiose”.
Considerando
dunque che la rappresentazione della nascita di Gesù non rivela “la
manifestazione di una preferenza per le persone di fede cristiana”,
il presepe - secondo i giudici - non si deve toccare. Anzi, esso
è un’espressione della religiosità popolare la cui tutela
costituisce un gesto di attenzione, oltre che delle radici
spirituali, del patrimonio culturale del Paese.
La
pensano così i deputati Hervé Mariton e Philippe Gosselin,
promotori di una petizione per chiedere di ritirare il vademecum. Ma
la pensano così anche i 106mila cittadini che hanno firmato il
testo. Tra loro, Xavier Bertrand, ex ministro del Lavoro e attuale
sindaco di Saint-Quentin, il quale ha annunciato che non applicherà
quanto richiesto dalla guida, giacché “noi francesi non dobbiamo
scusarci per quello che siamo, per i nostri valori”. Ricordando che
la Francia, oltre ad essere laica è anche cristiana, Bertrand ha
avvisato: “Se cominciamo a vacillare anche sui nostri valori e
sulle nostre tradizioni, questo Paese è spacciato”.
Sulla
stessa lunghezza d’onda Julien Aubert, deputato di centro-destra
nemmeno quarantenne che ci tiene affinché la Francia rispetti il suo
antico bagaglio culturale. Aubert ha presentato due proposte di legge
“per metter fine all’attuale deriva” del “politicamente
corretto”, integrando la legge del 1905 sulla separazione
Chiesa-Stato con una deroga a favore della conservazione “delle
nostre radici giudaico-cristiano, delle nostre tradizioni, del nostro
folklore e delle nostre usanze culturali tradizionali”.
Visto
il clima che si respira in Francia, le due leggi difficilmente
verranno approvate, almeno non in tempi brevi. Una loro applicazione
di fatto sta però già avvenendo. In tutto il Paese, numerosi sono i
sindaci che si stanno ribellando all’ennesimo attacco alla
tradizione cristiana installando presepi magnificenti negli spazi
pubblici delle loro amministrazioni. Il simbolo di questa resistenza
dei primi cittadini francesi al vuoto di valori è il volto luminoso
di Valérie Boyer, sindaco donna di una circoscrizione di Marsiglia.
Giacca
di pelle, chioma nera sciolta lungo la schiena, collanina con la
croce al collo, la Boyer spiega così la sua decisione di organizzare
un concorso e un’esposizione di presepi nella sua circoscrizione:
“Per me il Natale non è andare al supermercato a comprare
giocattoli made in China”. Il messaggio è chiaro: la reazione sarà
sempre più forte dell'azione tesa a calpestare l'identità cristiana
della Francia.
(fonte: Zenit 22/12/2015)
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