La Trasfigurazione |
Dal Sermone sulla Trasfigurazione
di Pietro il Venerabile, abate di Cluny
Oggi
per noi, carissimi, è spuntato un giorno che splende di un insolita
luce serena. Dal cielo è scesa questa luce che si è diffusa sulla terra,
poiché è la vera luce che è venuta a dissipare le tenebre di noi
mortali: è lo splendore divino che si è mostrato visibile anche
corporalmente agli uomini di tutti i tempi.
Oggi
il sole eterno, rimossa per breve tratto l’opaca caligine della carne
inferma, attraverso il suo corpo ancora mortale, con nuovo e stupendo
prodigio, ha fatto risplendere i raggi della sua mirabile luce.
Oggi
il Verbo fatto carne, col candore luminoso del volto e delle vesti, ha
voluto mostrarci la deificazione della stessa carne che ha a sé unito.
Oggi
“abbiamo visto la sua gloria, gloria che come Unigenito ha dal Padre”
(Jn 1,14) “quando dalla maestosa gloria gli ha rivolto questa voce:
questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto,
ascoltatelo” (2 Pt 1,17).
Su quel monte il Padre si manifestò nella voce, il Figlio nella sua carne trasfigurata, lo Spirito Santo nella nube luminosa.
Vedete,
fratelli, la gloria di questa solennità, la rivelazione della Trinità,
il mistero della risurrezione, Il Padre fa sentire la sua voce, il
Figlio si trasfigura, lo Spirito Santo stende la sua ombra.
“Signore
è bello per noi stare qui; se vuoi farò qui tre tende, una per te, una
per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4) Che dici, Pietro? Vorresti fare una
tenda qui sulla terra? Vuoi che rimanga qui colui che è venuto solo per
passare di qui? Vorresti apprestare una tenda terrena a colui che abita
nei cieli? Non è venuto per avere una casa sulla terra, egli che non
volle possedere neanche una pietra su cui posare il capo. Non è venuto
perché tu gli costruissi una tenda terrena ma perché egli ti meritasse
una dimora celeste. Non è venuto per abitare qui una casa costruita da
te ma per sollevarti, dopo di lui, nella dimora che egli ti ha preparato
lassù.
“E’
bello per noi stare qui”. Certo, è bello, Pietro, come tu dici, restare
qui; ma è di gran lunga più bello andare là dove sarai veramente
felice, nella patria. Se è bella questa gioia momentanea, pensa quanto
più bella sarà la felicità eterna. Se ti fa gioire la vista dell’umanità
di Cristo rivestita di gloria per breve tempo, prova a immaginare quale
e quanta sarà la gioia che colmerà la tua anima nella contemplazione
eterna della sua divinità. Quella divinità nella quale gli angeli
desiderano fissare lo sguardo (cfr. 1 Pt 1,12) e dalla cui vista mai
vorrebbero distogliere gli occhi. E’ quella visione beatifica che è
promessa ai puri di cuore e che ad essi, quando che sia, sarà data in
premio. Anche tu ne godrai; ma prima, come Cristo ha patito per te, così
anche tu dovrai soffrire per Cristo. E’ proprio necessario che tu gli
sia compagno nella passione affinché dopo tu possa essere partecipe
della sua gloria. Là egli stesso accoglierà te e tutti i suoi nelle
tende eterne. Là, veramente, preparerai non tre tende, una per Cristo,
una per Mosè e una per Ella, ma una sola tenda, per il Padre, per il
Figlio e per lo Spinto Santo: e questa tenda sarai tu stesso. Allora
“Dio sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28), quando, come leggiamo
nell’Apocalisse: “La dimora di Dio sarà con gli uomini ed essi saranno
suo popolo ed egli sarà Dio-con-loro” (Ap 21,3).
“Egli
stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua
ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è li Figlio mio prediletto,
nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). Venite, accorrete
qui, popoli e nazioni; avvicinatevi tutti. Affrettatevi a venire, voi
infedeli, per convertirvi; rimanete in ascolto qui, voi fedeli, per
farvi ammaestrare.
Avete
chiesto prove inconfutabili che egli è il Figlio di Dio; ormai, non
potete più dubitarne quando ne fanno fede così qualificati testimoni.
Dapprima furono a noi mandati, a farcelo sapere, i patriarchi; poi
vennero i profeti, che videro in Spirito il Messia che doveva venire e
lo annunziarono al mondo prima che nascesse. Lo videro finalmente gli
apostoli, e non in Spirito soltanto, come i profeti, ma nella carne
nella quale era già nato; lo ascoltarono quando adempiva queste prove,
come abbiamo detto, Pietro e Giacomo furono condotti con lui sul monte
per vederle con i loro occhi, e anche Giovanni, che attesta che il
Verbo che è sempre esistito fin dal principio egli non solo lo ha visto
ma lo ha anche toccato con le sue mani: “Ciò che era fin da principio,
ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri
occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno
toccato, ossia il Verbo della vita” (1 Jn 1,1). Per questo salì
dagl’inferi Mosè e discese dal cielo Elia, affinché voi sappiate che in
Ella il cielo, negli apostoli la terra, in Mosè gli inferi, danno
testimonianza che Cristo è il Figlio di Dio: quello stesso che il Padre
ha mostrato trasfigurato nella sua carne mortale e al quale: “ha dato il
nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché, nel nome di Gesù,
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto la terra” (Phil
2,9s.), e che non vi è “Altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel
quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Act 4,12).
Ti
ringrazio, o somma Trinità, o vera Unità. Ti ringrazio, o mio Dio, tutto
bontà e benignità. Ti ringrazio, io uomo, tua creatura e tua sublime
immagine. Ti ringrazio perché non mi abbandoni alla perdizione ma mi
salvi dalla dannazione riversando su di me la tua copiosa misericordia.
Voglio innalzarti, con tutto il mio cuore, il mio sacrificio di lode;
voglio bruciarti l’incenso della mia devozione; voglio offrirti
l’olocausto del mio animo pieno di giubilo. Tu, o Padre, ci mandi il
Figlio; tu, o Figlio, presa la nostra carne, vieni nel mondo; e tu, o
Santo Spirito, su colui che la Vergine ha concepito per opera tua scendi
nel Giordano in forma di colomba, e in forma di nube sul monte.
E’
opera tua, o tre Persone, o Dio uno e indivisibile, la salvezza
dell’uomo; affinché l’uomo, dalla tua divina onnipotenza si riconosca
salvato. Perciò a te l’uomo riconosce e confessa che tu, o Padre sommo,
l’hai salvato; tu l’hai liberato per mezzo del tuo Figlio. Riconosce e
confessa a te, o Padre, che l’uomo che hai creato a tua immagine e
somiglianza, nella tua giustizia lasci che perisca ma nella tua
misericordia ne provi compassione.
Questo è il maestro che oggi il Padre ti ha dato, quando dal cielo ha fatto sentire la sua voce; “Ascoltatelo”.
Nessun commento:
Posta un commento