sabato 12 marzo 2022

Seconda Domenica di Quaresima

 

La Trasfigurazione
        dipinto di Giovanni Bellini, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

 

 

Dal Sermone sulla Trasfigurazione 

di Pietro il Venerabile, abate di Cluny

Oggi per noi, carissimi, è spuntato un giorno che splende di un insolita luce serena. Dal cielo è scesa questa luce che si è diffusa sulla terra, poiché è la vera luce che è venuta a dissipare le tenebre di noi mortali: è lo splendore divino che si è mostrato visibile anche corporalmente agli uomini di tutti i tempi.
Oggi il sole eterno, rimossa per breve tratto l’opaca caligine della carne inferma, attraverso il suo corpo ancora mortale, con nuovo e stupendo prodigio, ha fatto risplendere i raggi della sua mirabile luce.
Oggi il Verbo fatto carne, col candore luminoso del volto e delle vesti, ha voluto mostrarci la deificazione della stessa carne che ha a sé unito.
Oggi “abbiamo visto la sua gloria, gloria che come Unigenito ha dal Padre” (Jn 1,14) “quando dalla maestosa gloria gli ha rivolto questa voce: questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo” (2 Pt 1,17).
Su quel monte il Padre si manifestò nella voce, il Figlio nella sua carne trasfigurata, lo Spirito Santo nella nube luminosa.
Vedete, fratelli, la gloria di questa solennità, la rivelazione della Trinità, il mistero della risurrezione, Il Padre fa sentire la sua voce, il Figlio si trasfigura, lo Spirito Santo stende la sua ombra.
“Signore è bello per noi stare qui; se vuoi farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4) Che dici, Pietro? Vorresti fare una tenda qui sulla terra? Vuoi che rimanga qui colui che è venuto solo per passare di qui? Vorresti apprestare una tenda terrena a colui che abita nei cieli? Non è venuto per avere una casa sulla terra, egli che non volle possedere neanche una pietra su cui posare il capo. Non è venuto perché tu gli costruissi una tenda terrena ma perché egli ti meritasse una dimora celeste. Non è venuto per abitare qui una casa costruita da te ma per sollevarti, dopo di lui, nella dimora che egli ti ha preparato lassù.
“E’ bello per noi stare qui”. Certo, è bello, Pietro, come tu dici, restare qui; ma è di gran lunga più bello andare là dove sarai veramente felice, nella patria. Se è bella questa gioia momentanea, pensa quanto più bella sarà la felicità eterna. Se ti fa gioire la vista dell’umanità di Cristo rivestita di gloria per breve tempo, prova a immaginare quale e quanta sarà la gioia che colmerà la tua anima nella contemplazione eterna della sua divinità. Quella divinità nella quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo (cfr. 1 Pt 1,12) e dalla cui vista mai vorrebbero distogliere gli occhi. E’ quella visione beatifica che è promessa ai puri di cuore e che ad essi, quando che sia, sarà data in premio. Anche tu ne godrai; ma prima, come Cristo ha patito per te, così anche tu dovrai soffrire per Cristo. E’ proprio necessario che tu gli sia compagno nella passione affinché dopo tu possa essere partecipe della sua gloria. Là egli stesso accoglierà te e tutti i suoi nelle tende eterne. Là, veramente, preparerai non tre tende, una per Cristo, una per Mosè e una per Ella, ma una sola tenda, per il Padre, per il Figlio e per lo Spinto Santo: e questa tenda sarai tu stesso. Allora “Dio sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28), quando, come leggiamo nell’Apocalisse: “La dimora di Dio sarà con gli uomini ed essi saranno suo popolo ed egli sarà Dio-con-loro” (Ap 21,3).


“Egli stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è li Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). Venite, accorrete qui, popoli e nazioni; avvicinatevi tutti. Affrettatevi a venire, voi infedeli, per convertirvi; rimanete in ascolto qui, voi fedeli, per farvi ammaestrare.
Avete chiesto prove inconfutabili che egli è il Figlio di Dio; ormai, non potete più dubitarne quando ne fanno fede così qualificati testimoni. Dapprima furono a noi mandati, a farcelo sapere, i patriarchi; poi vennero i profeti, che videro in Spirito il Messia che doveva venire e lo annunziarono al mondo prima che nascesse. Lo videro finalmente gli apostoli, e non in Spirito soltanto, come i profeti, ma nella carne nella quale era già nato; lo ascoltarono quando adempiva queste prove, come abbiamo detto, Pietro e Giacomo furono condotti con lui sul monte per vederle con i loro occhi, e anche Giovanni, che attesta che il Verbo che è sempre esistito fin dal principio egli non solo lo ha visto ma lo ha anche toccato con le sue mani: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita” (1 Jn 1,1). Per questo salì dagl’inferi Mosè e discese dal cielo Elia, affinché voi sappiate che in Ella il cielo, negli apostoli la terra, in Mosè gli inferi, danno testimonianza che Cristo è il Figlio di Dio: quello stesso che il Padre ha mostrato trasfigurato nella sua carne mortale e al quale: “ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché, nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto la terra” (Phil 2,9s.), e che non vi è “Altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Act 4,12).


Ti ringrazio, o somma Trinità, o vera Unità. Ti ringrazio, o mio Dio, tutto bontà e benignità. Ti ringrazio, io uomo, tua creatura e tua sublime immagine. Ti ringrazio perché non mi abbandoni alla perdizione ma mi salvi dalla dannazione riversando su di me la tua copiosa misericordia. Voglio innalzarti, con tutto il mio cuore, il mio sacrificio di lode; voglio bruciarti l’incenso della mia devozione; voglio offrirti l’olocausto del mio animo pieno di giubilo. Tu, o Padre, ci mandi il Figlio; tu, o Figlio, presa la nostra carne, vieni nel mondo; e tu, o Santo Spirito, su colui che la Vergine ha concepito per opera tua scendi nel Giordano in forma di colomba, e in forma di nube sul monte.
E’ opera tua, o tre Persone, o Dio uno e indivisibile, la salvezza dell’uomo; affinché l’uomo, dalla tua divina onnipotenza si riconosca salvato. Perciò a te l’uomo riconosce e confessa che tu, o Padre sommo, l’hai salvato; tu l’hai liberato per mezzo del tuo Figlio. Riconosce e confessa a te, o Padre, che l’uomo che hai creato a tua immagine e somiglianza, nella tua giustizia lasci che perisca ma nella tua misericordia ne provi compassione.
Questo è il maestro che oggi il Padre ti ha dato, quando dal cielo ha fatto sentire la sua voce; “Ascoltatelo”.


Nessun commento:

Posta un commento