mercoledì 25 settembre 2013

Omelia per la festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele





Chi volesse togliere dalla Santa Scrittura ogni riferimento agli Angeli, non farebbe altro che sfasciare l’opera creatrice di Dio. Si dovrebbe pure cancellare parte del nostro Credo, perché Dio cesserebbe di essere professato Creatore del cielo e della terra, delle realtà visibili e invisibili.
Nel riconoscere la presenza degli angeli e la loro missione sulla terra, non vogliamo concedere loro un ruolo centrale nella Storia della salvezza, giacché questo primato spetta solo alla persona di Cristo. Quest’affermazione è assai fondamentale per la nostra fede, perché chi volesse rendere un culto agli angli all’infuori di Cristo e dei suoi misteri cadrebbe nel paganesimo o nel sincretismo. Questi esseri spirituali hanno per missione solo quella che Dio ha voluto affidare loro e agiscono unicamente in vista dell’adempimento della volontà divina.
Nella meditazione e nella celebrazione dei misteri di Cristo, la Chiesa oggi festeggia i tre Arcangeli di cui la Scrittura ha voluto rivelarne il nome: Michele, Gabriele e Raffaele. Questi angeli si distinguono da tutti gli altri per la sublimità della loro missione: essi sono servitori e messaggeri celesti, mandati da Dio per portarci l’annuncio della salvezza e vegliare su di noi. Guardiamoli più attentamente.
I testi biblici pongono l’accento sui due compiti dell’Arcangelo Michele: egli difende l’unicità di Dio e la sovranità della sua autorità contro la disobbedienza di satana; protegge il popolo di Dio dai pericoli.
Gabriele est il messaggero dell’Incarnazione. Egli raccoglie il “Sì” della vergine Maria, che accetta di diventare la madre del salvatore.
Nel libro di Tobia, Raffaele è l’angelo che porta la guarigione fisica e spirituale. L’arcangelo è mandato da Tobia per rendergli la vista, poi guarisce Sara e Tobia dai turbamenti che insidiano la loro coppia. Rafaele, il cui nome significa “Dio guarisce”, spiega a Tobia come liberare la moglie da un demonio che si opponeva al loro amore.
Che cosa insegnano gli Arcangeli e come possiamo imitarli?
- Con la sua fedeltà e lealtà verso Dio, Michele ci insegna il “discernimento degli spiriti”, che consiste nel saper accogliere il bene e rifiutare il male. Questo principe delle milizie celesti, che veglia sugli uomini, ci sprona a crescere costantemente nell’amore di Dio. L’Arcangelo, che ha respinto nell’inferno Satana e gli altri spiriti ribelli, desidera che il nostro amore per Dio sia totale: impegnarsi a servire il Signore con tutto il cuore, combattere per la verità, perseverare fino alla vittoria finale.
- L’angelo Gabriele, che portò l’annuncio a Maria, bussa anche alla porta del nostro cuore, perché vi lasciamo entrare Gesù. L’angelo non aspetta che il nostro “Sì” perché lo Spirito santo possa agire in noi. Il Cristo, che sta alla porta di ogni cuore umano, ci manda nel mondo perché andiamo a bussare al cuore degli uomini. A imitazione dell’Arcangelo Gabriele, portiamo la chiamata di Cristo ai nostri fratelli, dicendo: “Lasciate che Cristo venga nei vostri cuori, perché attraverso di voi, è l’Incarnazione del Figlio di Dio che continua, e ciò, sino alla fine dei tempi”.
- Raffaele, che rese la vista a Tobia, guarisca anche noi da tutte le nostre cecità nei confronti di Dio. La causa di queste tenebre interiori, che ci impediscono di vedere la luce di Dio, è il peccato. Queste infermità e ferite dell’anima guariscono soltanto nel perdono di Dio, che il sacramento della riconciliazione ci offre. Non tralasciamo mai questo sacramento della guarigione e perseveriamo nella preghiera, perché è soltanto in virtù della potenza dell’amore di Gesù che saremo guariti e salvati.

© Padre Gilles

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