«Seguo solo te, Signore Gesù, che risani le mie ferite. Terrò impresso ogni tuo commando come un cauterio. Et se il cauterio del tuo commando brucia, nondimeno distrugge le carni putreffate perché l’infezione non raggiunga le parti vive: anche se il medicamento morde, tuttavia, rimuove il difetto ulceroso. Togli dunque, Signore Gesù, con la potente tua spada la putredine dei miei peccati. Recidi quanto in me c’è di vizioso. Vieni presto ad incidere le occulte e latenti e varie passioni. Apri le ferite, perché non s’insinui il tossico umore. Purifica tutto ciò che è fetido mediante un lavacro che non è di questo mondo. Ascoltatemi uomini della terra: ho trovato un medico che abita in cielo e in terra effonde i suoi medicamenti. Costui solo può sanare le mie ferite poiché non ne ha di sue. Egli può togliere il dolore del cuore, il pallore dell’anima, in quanto conosce i mali nascosti».
Ambrogio di Milano
Dall’Esposizione del Vangelo secondo Luca 5, 27 (PL 15, 1643-1644)