PREGHIERA DI SANTA MACRINA
SUL LETTO DI MORTE
Santa Macrina, sorella maggiore di san Gregorio di
Nissa e di san Basilio Magno, muore nel 379.
Gregorio, nell’elogio funebre che pronunciò, riportò questa preghiera,
che ha raccolto dalle labbra della sorella nel momento in cui rendeva
la sua bella anima a Dio.
«Tu, o Signore, hai cancellato per noi il timore della morte;
Tu hai fatto del termine di questa vita l’inizio della vera vita;
Tu per un breve tempo lasci riposare il nostro corpo nel
sonno e di nuovo lo desti al suono dell’ultima tromba;
Tu dai in deposito alla terra la nostra terra, che formasti con
le tue mani, e di nuovo ridesti quello che hai donato,
modificando con l’immortalità e la bellezza il nostro elemento
mortale e la nostra bruttura;
Tu ci hai liberato dalla maledizione e dal peccato; ti sei fatto
maledizione e peccato per noi;
Tu hai schiacciato la testa del serpente che aveva afferrato
l’uomo alla gola trascinandolo nell’abisso della disubbidienza;
Tu ci hai aperto la strada della resurrezione, spezzando le
porte dell’inferno, e hai ridotto all’impotenza colui che
aveva il potere della morte;
Tu hai dato a coloro che ti temono come segno il simbolo
della santa croce, perché fosse distruzione dell’Avversario
e sicurezza della nostra vita.
Dio eterno! a cui mi sono slanciata dal grembo di mia madre.
Tu che la mia anima ha amato con tutte le sue forze, a cui
ho consacrato la mia carne e la mia anima dalla mia
giovinezza fino ad ora; ponimi accanto l’angelo luminoso
che mi conduca per mano al luogo del refrigerio, là dove
c’è l’acqua del riposo nel seno dei santi Padri;
Tu che hai spezzato la fiamma della spada di fuoco e hai
restituito al Paradiso l’uomo che è stato crocifisso con te e
si è chinato alla tua misericordia, anche di me ricordati nel
tuo regno poiché anch’io sono stata crocifissa insieme con
te, ho inchiodato la mia carne per la paura dite e ho
temuto i tuoi giudizi.
Che l’abisso spaventoso non mi separi dai tuoi eletti; che
l’Invidioso non si opponga alla mia strada e che non si
scopra davanti ai tuoi occhi il mio peccato, se ho sbagliato
per la debolezza della mia natura e ho peccato in parola o
in opera o in pensiero.
Tu che hai il potere sulla terra di rimettere i peccati,
liberami, affinché io possa riprendere fiato, e sia trovata
davanti alla tua faccia, spogliatami del corpo mio, senza
macchia né ruga nella forma della mia anima, ma,
irreprensibile e immacolata la mia anima sia accolta
dalle tue mani, come l’incenso davanti al tuo volto».
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PG. XLVI, 984 D – Testo integrale in italiano:
Gregorio di Nissa, La vita di santa Macrina, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988.