mercoledì 1 novembre 2017

Preghiamo per i nostri defunti



PREGHIERA DI SANTA MACRINA
SUL LETTO DI MORTE

Santa Macrina, sorella maggiore di san Gregorio di
Nissa e di san Basilio Magno, muore nel 379.
Gregorio, nell’elogio funebre che pronunciò, riportò questa preghiera,
che ha raccolto dalle labbra della sorella nel momento in cui rendeva
la sua bella anima a Dio. 


«Tu, o Signore, hai cancellato per noi il timore della morte;

Tu hai fatto del termine di questa vita l’inizio della vera vita;

Tu per un breve tempo lasci riposare il nostro corpo nel

sonno e di nuovo lo desti al suono dell’ultima tromba;

Tu dai in deposito alla terra la nostra terra, che formasti con

le tue mani, e di nuovo ridesti quello che hai donato,

modificando con l’immortalità e la bellezza il nostro elemento

mortale e la nostra bruttura;

Tu ci hai liberato dalla maledizione e dal peccato; ti sei fatto

maledizione e peccato per noi;

Tu hai schiacciato la testa del serpente che aveva afferrato

l’uomo alla gola trascinandolo nell’abisso della disubbidienza;

Tu ci hai aperto la strada della resurrezione, spezzando le

porte dell’inferno, e hai ridotto all’impotenza colui che

aveva il potere della morte;

Tu hai dato a coloro che ti temono come segno il simbolo

della santa croce, perché fosse distruzione dell’Avversario

e sicurezza della nostra vita.

Dio eterno! a cui mi sono slanciata dal grembo di mia madre.

Tu che la mia anima ha amato con tutte le sue forze, a cui

ho consacrato la mia carne e la mia anima dalla mia

giovinezza fino ad ora; ponimi accanto l’angelo luminoso

che mi conduca per mano al luogo del refrigerio, là dove

c’è l’acqua del riposo nel seno dei santi Padri;

Tu che hai spezzato la fiamma della spada di fuoco e hai

restituito al Paradiso l’uomo che è stato crocifisso con te e

si è chinato alla tua misericordia, anche di me ricordati nel

tuo regno poiché anch’io sono stata crocifissa insieme con

te, ho inchiodato la mia carne per la paura dite e ho

temuto i tuoi giudizi.

Che l’abisso spaventoso non mi separi dai tuoi eletti; che

l’Invidioso non si opponga alla mia strada e che non si

scopra davanti ai tuoi occhi il mio peccato, se ho sbagliato

per la debolezza della mia natura e ho peccato in parola o

in opera o in pensiero.

Tu che hai il potere sulla terra di rimettere i peccati,

liberami, affinché io possa riprendere fiato, e sia trovata

davanti alla tua faccia, spogliatami del corpo mio, senza

macchia né ruga nella forma della mia anima, ma,

irreprensibile e immacolata la mia anima sia accolta

dalle tue mani, come l’incenso davanti al tuo volto».




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PG. XLVI, 984 D – Testo integrale in italiano: 
Gregorio di Nissa, La vita di santa Macrina, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988.