martedì 27 settembre 2011

Le Beatitudini del bambino




Beato il bambino
che inizia la vita incontrando un sorriso.
Beato il bambino
che conta più del pannolino.
Beato il bambino
che è amato senza essere intronizzato.
Beato il bambino
che ha più modelli che rimproveri.
Beato il bambino
che non è guastato per eccesso di facilità.
Beato il bambino
che non è asfissiato di assistenza,
ma può andare a giocare nel cortile,
Beato il bambino
che non è obbligato di leggere a tre anni,
a ballare a quattro, a suonare a cinque…
ma può vivere da bambino.
Beato il bambino
che si sente sussurrare:
“Amore mio, ti affido al buon Dio!”


P. Pellegrino, Piccoli oggi grandi domani,
Ed. Esperienze, Fossano 1993, p. 129.

domenica 25 settembre 2011

29 septembre: Saint Michel Archange

Mont Saint-Michel (Photo Père Gilles)


Saint Aubert, dixième évêque d'Avranches, eut une vision dans laquelle saint Michel lui  ordonna d'élever en son honneur une église et un monastère sur un immense rocher que la marée haute ceint comme une île, et que les marins appelaient du nom sinistre de Tombe au péril de la mer. C'est aujourd'hui le mont Saint-Michel avec sa magnifique basilique, une des merveilles de l'Occident.
Saint Aubert craignit d'abord d'être le jouet d'un esprit de ténèbres, même après une seconde apparition. L'Archange lui apparut une troisième fois. « Je veux, lui dit-il, que tu élèves un sanctuaire sur ce mont sauvage ; j'y établirai ma demeure. Les peuples viendront y implorer mon secours contre leur ennemi que j'ai vaincu au commencement et qui reste toujours soumis à ma puissance. Lève-toi, va, qu'aucune difficulté n'arrête ton courage, je serai ta force ».
Le saint évêque n'hésite plus. Il raconte au peuple la triple apparition de l'Archange, et avec une nombreuse phalange d'ouvriers, il gravit la montagne, au chant des hymnes et des cantiques.
On arrive au sommet. Le bois tombe sous la cognée, les pierres arrachées roulent jusqu'au fond de l'abîme, les monticules disparaissent et le terrain s'aplanit.
L'œuvre avance, encore un effort et l'emplacement sera préparé. I1 ne reste plus qu'une roche ardue.
Toutes les forces se réunissent, les leviers sont fixés, mais la roche géante résiste toujours. On ne peut ni l'entailler ni la soulever. Aubert est consterné, il implore l'assistance de saint Michel.
L'Archange apparaît la nuit suivante à Baïno, homme pieux et père de douze fils, qui habitait non loin de là, à Iciacus, aujourd'hui le village d'Iluynes Ne crains point, lui dit-il, je suis l'archange Michel, et viens te quérir, pour aller porter aide à l'évêque Aubert ; lève-toi sans retard, prends tes fils et va à la montagne.
Obéissant à la voix céleste, Baïno se lève et part avec ses enfants, moins le plus jeune encore au berceau. II raconte à saint Aubert la vision dont il est encore ému, et il lui communique l'ordre que l'Archange lui a donné.
Les ouvriers reprennent courage ; les cantiques recommencent ; on lutte de nouveau contre la roche rebelle, la pique frappe le granit, on emploie la force et l'adresse, la sueur coule de tous les fronts, mais la roche ne remue pas.
Le saint évêque paraît plongé dans une profonde rêverie. Tout à coup, le visage illuminé comme par une vision céleste, il s'adresse à Baïno.
- N'as-tu pas encore, dit-il, un enfant à la maison, outre les onze que voilà !
- Oui, répond Baïno, mais il est au berceau.
- Va le prendre, répond l'évêque.
On court aussitôt à Iciacus, et on apporte l'enfant dans son berceau.
Saint Aubert prend ce petit enfant dans ses bras et l'approche du rocher. L'enfant sourit et pose son pied sur le granit. O merveille ! sous cette faible pression, la roche s'ébranle, et, avec un fracas épouvantable, roule comme une avalanche. Le peuple bat des mains, l'évêque ému verse des larmes de joie. On reconnaît l'action visible de saint Michel, et on chante des hymnes de reconnaissance au glorieux vainqueur des légions infernales.
La roche tombée sur la grève porte encore l'empreinte du pied du petit Baïno, empreinte qu'aiment à voir, dans la chapelle rustique qui perpétue cette gracieuse légende, les nombreux pèlerins qui vont prier dans la basilique du mont Saint-Michel.
Les constructions achevées, saint Aubert établit dans le monastère douze religieux, pour y servir le Seigneur et son puissant Archange. La dédicace du Mont-Saint-Michel eut lieu le 16 octobre 708.
Depuis, saint Michel a montré par des miracles multipliés, qu'il veut toujours être honoré sur cette sainte montagne, et qu'il obtiendra de grands bienfaits à la France, si nous recourons à sa puissante intercession.

Extrait de "L'Ange Gardien" n° 8, Décembre 1896, pp. 255-258.




Saint Michel, fort dans le combat, priez pour nous
Saint Michel, vainqueur de Satan, priez pour nous
Saint Michel, d
éfenseur des âmes justes, priez pour nous
Saint Michel, soutien du peuple de Dieu, priez pour nous
Notre-Dame des anges, priez pour nous

29 settembre SAN MICHELE ARCANGELO



Il suo nome in ebraico suona Mî kā’ēl e significa: “Chi è come Dio”? Fu questo il grido di battaglia con cui debellò Lucifero e gli angeli ribelli e riunì sotto la sua bandiera tutti gli angeli fedeli. Il nome degli angeli, biblicamente, coincide con l’essere e con la loro missione. Lo stesso nome Michele è perciò una protesta di fedeltà e di umiltà, un grido di amore, una scelta incondizionata nel servire Dio (Ap 12, 7-9 ).
Michele era già considerato dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore e difensore del popolo eletto, rappresentante della potente assistenza divina nei confronti di Israele (Dn 10, 21; 12,1). L’angelo del Signore si oppone a Satana e riceve per questo motivo il nome di Michele (Zc 3, 1-2).
L’arcangelo Michele è stato onorato sin dai tempi antichi sia in Occidente che in Oriente. L’Imperatore Costantino attribuisce alla protezione dell’arcangelo numerose vittorie ottenute contro i suoi nemici e, per  gratitudine, fece costruire un magnifico santuario vicino a Costantinopoli: il celebre Michaelion. Questo santuario divenne meta di pellegrinaggi: molti ammalati ottennero guarigioni per l’intercessione dell’arcangelo Michele. I successori di Costantino eressero altre chiese in Costantinopoli  in suo onore; nel VI secolo erano già una decina e nel IX secolo se ne contavano ben trenta. A Roma, le chiese costruite e dedicate a San Michele risalgono all’anno 494. Il 29 settembre, si festeggiava la dedicazione della Basilica a san Michele sulla via Salaria.  Chiese  molto  antiche,  già  nel  V secolo, si  trovavano in Italia: a Roma, a Milano, a Piacenza, a Genova, a Ravenna, a Venezia, a Spoleto. In Puglia, sul Monte Gargano, la Città di Monte Sant’Angelo accoglie il più celebre santuario dell’occidente latino dedicato all’arcangelo San Michele. La storia del culto sul Gargano è stata a noi tramandata dal “Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano”, redatto tra la fine del secolo VIII e gli inizi del IX. Esso parla di tre apparizioni di san Michele, tradizionalmente datate nell’anno 490, 492, 493. In  una quarta apparizione, nell’anno 1656, egli promette all’arcivescovo Alfonso Puccinelli di proteggere e di liberare il paese dalla peste che infieriva in tutta l’Italia meridionale. Ben presto non solo la Città fu liberata dall’epidemia, ma furono guariti anche tutti coloro che invocavano la sua intercessione. L’arcangelo apparve ancora in Normandia (Francia) a Mont-Saint-Michel, dove venne eretto nel 709 un famoso santuario, meraviglia architettonica sorta dal mare. La prima apparizione è fissata al 16 ottobre 708 e in seguito se ne ebbero altre.
Diversi autori spirituali fanno l’elogio di san Michele, come san Basilio, san Gregorio, sant’ Alfonso de Liguori. Di lui scriverà san Tommaso d’Aquino: “Michele è l’alito dello Spirito del Redentore che, alla fine del mondo, combatterà e distruggerà l’Anticristo, come fece con Lucifero all’inizio”.
In Italia, san Michele è patrono delle forze di Pubblica Sicurezza e dei paracadutisti. Pio XII, nel 1941, lo proclamò patrono dei radiologi. 
  
“O san Michele, principe molto invincibile, degnati di soccorrere il popolo di Dio e donagli la vittoria…”

(Leone XIII, Roma, 29. 09. 1891)


S

an Michele arcangelo
con la tua luce, illuminaci,
con le tue ali proteggici,
             con la tua spada, difendici,
             con la tua potenza, rafforzaci,
             con il tuo amore, infiammaci,
             con i santi arcangeli Gabriele, Raffaele e
             tutti gli Angeli, aiutaci.
             Tu che sei il protettore della Chiesa di Cristo in terra,
             guardiano del Santissimo Sacramento,
             custode della forza angelica,
             misericordioso protettore e liberatore 
             delle anime del purgatorio e dei moribondi. Amen.

Attualità

Ci siamo stufati di sentire parlare di Berlusconi e di Strauss-khan…   
Grazie all’autore di questa divertente vignetta !

Nous sommes las d’entendre parler de Berlusconi et de Strauss-Kahn… 
Merci à l’auteur de cette plaisante vignette ! 





Traduction française : Si tu vas avec une prostituée... tu es un pécheur !
                                 Si tu vas avec une escort-girl... tu es un homme politique !

venerdì 23 settembre 2011

Per un sorriso



Non diciamo male di noi stessi: ci pensano già gli altri (Pitigrilli).

Se le moglie fossero buone, Dio ne avrebbe una (Proverbio georgiani).

Chi vuole fare qualcosa, trova un mezzo; chi non vuole fare nulla, trova una scusa.

Non avvicinarti a una capra dal davanti, a un cavallo da dietro,  e a un matto da nessun lato (proverbio ebraico).

Più la scimmia sale in alto, più mostra il sedere (Proverbio cinese).

Aveva la coscienza pulita: mai usata (S. L. Lec).

I giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui (E. Flaiano).

La mandibola di un asino era un’arma micidiale ai tempi di Sansone: lo è ancora oggi! (Anonimo).

I colpi bassi sono la prerogativa delle persone piccole.

giovedì 22 settembre 2011

Aforismi di san Francesco di Sales


Aforismi
di
San Francesco di Sales


Pensiamo solo a fare bene oggi; e quando il giorno di domani sarà venuto, si chiamerà anch’esso oggi, e allora ci penseremo (XII, 206).

Non c’è nessuna vocazione che non abbia le sue noie,
le sue amarezze, i suoi disgusti (XII, 348).

Bisogna talvolta indietreggiare per saltare meglio (XIII, 227).

Non desiderate non essere ciò che siete,
ma desiderate essere molto bene ciò che siete (XIII,291).

Bisogna sbrigarsi senza agitarsi,
aver cura senza inquietudine (XIV, 78).

I rosai producono prima le spine, poi le rose (XVIII, 213)

Noi facciamo sempre abbastanza
quando facciamo bene (III,170).

Abbiate pazienza di camminare a passettini
finché non abbiate gambe per correre,
o piuttosto ali per volare (XIX, 332).

Bisogna sbrigarsi senza agitarsi,
aver cura senza inquietudine (XIV,78).

Non c’è peggior modo di dire male che di dire troppo (XV,114).

domenica 11 settembre 2011

Necrologia - avis mortuaires

Leggevo nella colonna necrologica del serissimo giornale cattolico L’Avvenire, il seguente annuncio: 
 
«Il cardinale, i vescovi e il clero partecipano al dolore della famiglia N.N. per l’ingresso nella casa del Padre di N.N.».

Spero che qualcuno toglierà queste espressioni così infelici...!
Per il cristiano, non può esistere gioia più grande che l'entrare nella Casa del Padre e il condividere la sua beata eternità. Il Salmo 121, infatti, esulta di felicità, dicendo: «Quale gioia mi dissero andremo alla casa del Signore». 
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Dans les avis mortuaires du très sérieux journal catholique L’Avenir, je lisais ce qui suit :

 « Le cardinal, les évêques et le clergé participent à la douleur de la famille N.N. pour l’entrée de N.N. dans la Maison du Père ». 

J’espère que quelqu'un retirera ces expressions si malheureuses !!
Pour le chrétien, il n'y pas de plus grande joie de qu’entrer dans la Maison du Père et de prendre part à sa bienheureuse éternité ! 
Le Psaume 121 exulte en disant : « Quelle joie quand on m'a dit : Nous irons à la maison du Seigneur ! ». 

mercoledì 7 settembre 2011

Besoin d'équilibre

Dans mon ministère de prêtre, je remarque tous les jours combien l’homme est en manque d’équilibre, de sérénité et de paix. Autrefois, on venait me consulter pour des problèmes réels, aujourd’hui, c’est plutôt pour des préoccupations et des peurs que l’on vient sonner à ma porte… Ce sont les angoisses qui minent le cœur et le cerveau de nos contemporains. Demandons la grâce de l’équilibre à la Mère de Dieu, comme le suggèrent les moines trappistes d’une abbaye italienne, près de Rome.  
Retrouver l’équilibre, c’est retrouver soi et l’autre ; c’est aussi marcher dans les voies de Dieu avec confiance et joie.

N-D de l'équilibre (Abbaye de Frattocchie)

Prier pour demander l’équilibre humain et spirituel

Nous devons cette prière à Notre-Dame de l’équilibre aux moines trappistes de Frattocchie (Italie). Le 19 septembre 1968, le Pape Paul VI, en découvrant la peinture représentant Notre-Dame de l’équilibre, s’écria, le visage rayonnant : «Notre-Dame de l’équilibre,... ah, vraiment, celle dont nous avons besoin » !

N

ous te demandons le don de l’équilibre chrétien si nécessaire à l’Église et au monde d’aujourd’hui. Délivre-nous du mal et de nos mesquineries, garde nous des compromissions et des conformismes, écarte de nous mythes et illusions, découragement et orgueil, timidité et suffisance, ignorance et présomption, erreur et dureté de cœur.
Donne-nous la ténacité dans l’effort, le calme dans l’échec, le courage dans les reprises, l’humilité dans le succès.
Ouvre nos cœurs à la sainteté.
Donne-nous une grande simplicité, un cœur pur, l’amour de la vérité et de l’essentiel, le courage de l’engagement désintéressé, la loyauté de reconnaître et d’accepter nos limites. Donne-nous la grâce de savoir accueillir la Parole de Dieu et de la vivre. Accorde-nous le don de la prière.
Ouvre nos cœurs à Dieu.
Nous te demandons l’amour de l’Église, telle que la voulue ton Fils, afin de participer, en elle et avec elle, dans une fraternelle communion à tous les membres du Peuple de Dieu - hiérarchie et fidèles- au salut de nos frères, les hommes.
Remplis donc nos cœurs de compréhension et de respect, de pitié et d’amour.
Ouvre nos cœurs aux autres.
Conserve en nous la volonté de vivre et d’accroître cet équilibre, qui est foi et espérance, sagesse et rectitude, esprit d’initiative et prudence, ouverture et vie intérieure, don total, amour.
Sainte Marie, nous nous en remettons à ta tendresse. Amen.

venerdì 2 settembre 2011

La preghiera del papagallo


    «Non è preghiera vocale biascicare qualche cosa tra le labbra, senza metterci l’attenzione del cuore. Per parlare, infatti, bisogna prima di tutto aver pensato nel proprio interno ciò che si vuol dire. C’è la parola interiore e quella vocale, che fa udire quello che in uno primo momento ha formulato quella interiore. La preghiera non è altro che parlare a Dio; ora, è certo che parlare a Dio senza aver l’attenzione rivolta a Lui e a quello che Gli si dice, è una cosa che non Gli è gradita.  
    Bernardino de Bustis racconta che aveva insegnato a un pappagallo la recita dell’Ave Maria
    Un giorno, avendo preso il volo, si gettò su di lui uno sparviero; il pappagallo allora si mise a ripetere: Ave Maria, e lo sparviero lo lasciò andare. Non è che nostro Signore avesse esaudito la preghiera di quel pappagallo; no, dato che, oltretutto, si tratta di un volatile che è considerato inidoneo per i sacrifici (Lv 11, 19); nondimeno Dio permise il fatto per dimostrare quanto Gli sia gradita questa preghiera (l'Ave Maria). 
    Le preghiere fatte come quel pappagallo non piacciono a Dio, che guarda più il cuore di colui che prega che le parole che dice».

    San Francesco di Sales  (Esortazione IX, in Opere IX, p. 62).

    Già sant’Agostino diceva che non è lecito per un cristiano adoperare i salmi per la preghiera come fanno i pappagalli: «I pappagalli e le ghiandaie qualche volta sono addestrati dall’uomo a emettere delle voci che loro non capiscono. Ma l’uomo ha il privilegio unico di avere l’intelligenza. Allora dobbiamo gustarli i salmi che cantiamo, così il canto diventa preghiera e la nostra preghiera può essere esaudita».




Per un sorriso ….

Una donna incontra il parroco del paese :
— Come sono disperata, Padre, non so proprio come fare !
— Cosa le succede, signora?
— Mi hanno regalato un pappagallo parlante !
— Bellissimo... ne ho uno anch'io ! E cosa dice di bello?
— È proprio questo il problema : tutte le volte che gli passo vicino mi dice: “Muori, brutta vecchiaccia !”. Sono disperata... non so cosa fare per farlo smettere !
— Oh, ma è tremendo ! Guardi, se è per questo, ci penso io. Le presto il mio pappagallo, che è buono ed educato... Vedrà che in una settimana il suo diventerà  bravissimo !
— La donna prende il pappagallo che gentilmente le ha offerto il parroco e se ne va a casa. Dopo una settimana, torna dal prete, più disperata di prima.
— Allora, signora, cosa è successo al suo pappagallo?
— Niente... È tutto come prima; ogni volta che gli passo vicino, mi dice: "Muori, brutta vecchiaccia!"
— Oh, è incredibile ! E il mio pappagallo che dice?
— Ripete ogni volta: “Ascoltaci, o Signore”... 


La preghiera ottiene da Dio più di quanto chiede

 “La preghiera ottiene da Dio più di quanto chiede”
  
San Francesco di Sales



"Perseveriamo nella preghiera, in ogni tempo, anche quando sembra che Nostro Signore non ci ascolti: non arrendiamoci! […] Lo fa anche per mettere alla prova la nostra pazienza!
Coraggio, dunque, rafforziamo la nostra fede e vivifichiamola per mezzo della carità e della pratica delle buone opere compiute in carità. Dobbiamo essere vigili per conservarla e accrescerla, particolarmente con l’esercizio dell’umiltà".

San Francesco di Sales  (Esortazione LVI).